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la scrittrice

Tamaro alla gogna sui vaccini, ma insegna a guardare il reale

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Anche Susanna Tamaro viene cacciata nel girone dei no vax per aver tolto il velo sui danneggiati da vaccino. Ma il suo sguardo sul reale ci insegna a rifiutare l'ideologia con la quale ancora si difende la campagna vaccinale nonostante le evidenze.

Editoriali 01_05_2024

Il livore con cui è stato accolto sui social l’articolo di Susanna Tamaro sulla pandemia, pubblicato lunedì sul Corriere della Sera, è lo sconfortante specchio di questi tempi. È sconfortante constatare, infatti, che, tra le tante reazioni, quella che ha catturato maggiormente l’attenzione della stampa, sia stata quella del solito e immancabile Burioni, che ha paragonato la Tamaro, una delle scrittrici più vendute del nostro paese, a un «somaro no vax».

60 milioni di teste e il sistema mediatico va a scegliere proprio quella che più di ogni altro ha polarizzato lo scontro, diffuso il verbo vaccinista senza curarsi delle contraddizioni e senza emendarsi dagli scivoloni che nel corso di questi anni ha sparso a mezzo tubo catodico. Come quando affermava con granitica certezza che il vaccino Astrazeneca era sicuro e che chi lo metteva in discussione era un decerebrato. Sappiamo come andò a finire e oggi stesso dobbiamo prendere atto che il colosso farmaceutico ha dovuto ammettere in tribunale a Londra l’esistenza degli effetti avversi quali trombi e miocarditi. Ma ovviamente noi in Italia stiamo ancora a dare spazio a Burioni.

Il disprezzo con il quale si cataloga l’altro che esprime un pensiero difforme è un vizio antico del nostro paese. È un disprezzo schiacciasassi che non guarda in faccia nessuno, neppure se ha venduto milioni di libri. Eppure, la Tamaro non ha mai manifestato in piazza contro il Green pass, non ha protestato pubblicamente durante il regime sanitario contro le limitazioni della libertà e le imposizioni vacciniste, non si è sottratta alla vaccinazione. Ma è bastato che esprimesse il suo parere, motivato, su quanto ci è accaduto per finire dritta nel girone degli appestati, dei no vax – cosa che non può essere -, dei pericolosi complottisti.

Ma che cosa ha detto di così sconvolgente l’autrice di Va' dove ti porta il cuore da meritare questa retrocessione?

Ha scritto un articolo nel quale ha ricordato che la nostra società «è stata attraversata da una vera e propria guerra civile» sulla quale oggi è caduto un «intoccabile tabù» che ha prodotto la «balcanizzazione dei pensieri, e di conseguenza dei sentimenti». Ha parlato di «abbandono terapeutico» e dell’«evento messianico» rappresentato dall’arrivo del vaccino. «Da quel momento in poi – ha scritto - il livello del pathos è andato completamente fuori controllo, scatenando la guerra civile di cui tutt’ora paghiamo il prezzo. Dovevi stare da una parte o dall’altra, credere nella scienza o appartenere ai fanatici del terrapiattismo, tertium non datur».

E ha parlato immancabilmente anche della natura dei vaccini, scoprendo dalla letteratura scientifica la loro fallacia. «Davanti a questa incertezza terapeutica non ho potuto non chiedermi cosa giustificasse le drammatiche limitazioni della nostra libertà, che hanno distrutto l’economia oltre a devastare l’equilibrio e la salute mentale dei ragazzi, dei bambini e la nostra».

Già, è lo stesso interrogativo che ci siamo posti noi fin dall’inizio della campagna vaccinale imposta col ricatto della perdita del lavoro e dei diritti civili. Tutto sommato, ha espresso la sua opinione come tanti. Perché allora il suo articolo ha dato così tanto fastidio fino al punto che è stato necessario far partire la contraerea per neutralizzarlo tra le brevi di giornata?

C’è un aspetto che potrebbe sfuggire del suo scritto e che invece merita di essere fissato. La Tamaro, forse perché scrittrice e quindi abituata a questo sguardo, ha osservato la realtà. E la realtà le ha parlato dei danneggiati da vaccino: «Sono stata testimone di tre gravi effetti avversi avvenuti intorno a me – scrive -, persone che conosco da decine di anni e sulla cui salute fisica e mentale non ho alcun dubbio: una miocardite seguita da un infarto fulminante, una pericardite, un’ischemia insorta 48 ore dopo il vaccino seguita da un problema neurologico che ha portato a una parziale paralisi alle gambe. Se una persona fino ad allora in ottima salute comincia a sentirsi male qualche giorno dopo la vaccinazione e in quel malessere non viene riconosciuta alcuna relazione con l’inoculo, si deve tornare ancora una volta nella dimensione metafisica: una fattura, un malocchio o un movimento infausto degli astri».

Ecco il punto dolente. L’osservazione che la Tamaro ha compiuto sul dato di realtà è il contrario dell’ideologia che la gran parte degli intellettuali del nostro Paese ha abbracciato. Il suo farsi domande, il suo interrogare, prima di tutto sé stessa, ma anche gli altri l’ha portata a incontrare una verità indicibile: il vaccino ha ucciso, il vaccino ha fatto male a tante persone che senza di esso, se avessero contratto il Covid, si sarebbero potute curare con successo.

Il suo percorso è iniziato per tempo e ha vissuto una tappa fondamentale con la pubblicazione nell'ottobre 2022 del libro Tornare umani (Solferino), che sicuramente il professor Burioni non ha letto, ma che abbiamo letto noi, qui alla Bussola. Vi si possono trovare affermazioni come questa: «Nel culto del vaccino non era più presente neppure la più lontana parvenza di scienza perché la scienza è davvero tale soltanto quando ammette il dubbio e la possibilità dell’errore. La scienza eretta a verità assoluta non è altro che il volto post-moderno del totalitarismo».

Parole che ritroviamo anche in chiusura all’articolo pubblicato sul Corsera lunedì: «È delle domande, è dei dubbi che abbiamo una terribile nostalgia. Tornare a farsi domande è l’antidoto a ogni possibile futuro pathos, perché interrogarsi, parlare, cercare di comprendere sono le uniche azioni che ci permettono di tornare nel dominio del reale e dell’umano».

Potendosi permettere di usare la ragione e non dovendo rispondere sui suoi pensieri a interessi particolari (economici, politici, di carriera), la Tamaro ha continuato a guardare la realtà. E la realtà le è venuta di fronte nella carne e nelle ossa dei danneggiati da vaccino.

È la stessa fondatrice del Comitato Ascoltami a dirlo in un post su Facebook: «Ho conosciuto Susanna Tamaro un anno fa. Lo scorso novembre mi ha scritto che sarebbe venuta a Verona e che le avrebbe fatto piacere incontrarmi. Ci siamo viste. Le ho raccontato molto di me e del Comitato. Mi ha promesso che avrebbe scritto un articolo sul Corriere chiedendomi di inviarle tutto il materiale utile perché ne uscisse un articolo con dati scientifici assolutamente attendibili. Questa mattina mi ha avvisata che il suo scritto è sul Corriere di oggi. Non mi sbagliavo su di lei. Voglio ringraziarla pubblicamente. Carissima Susanna, pochi in questi anni hanno mantenuto le loro promesse. Tu sei fra i pochi. Grazie per il coraggio e la coerenza».

Perché è così. I danneggiati da vaccino sono il segno di contraddizione dei nostri giorni. Chi li incontra sul proprio cammino non può restare indifferente. Chi non li vuole vedere, chi non è attratto dal dramma che quotidianamente vivono, chi non si lascia interrogare per un minuto di fronte a queste vite interrotte dal dolore, è semplicemente un uomo, un medico, un politico, un giornalista che ha smesso di guardare la realtà con gli occhi e per puro calcolo o interesse ha deciso di dare in appalto la propria ragione alla mercè del più forte, del più prepotente, ma in definitiva del più ignorante.



INVISIBILI A ROMA

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archiviata la denuncia

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DOMANI LA MANIFESTAZIONE

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L'INIZIATIVA

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INTERVISTA A BORGHI

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TRE ANNI FA INIZIò TUTTO

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